Roma, 20 novembre 2013
Nell’ardente dibattito mediatico e politico accesosi a seguito della cosiddetta ‘vendita delle spiagge’, i soli a cui non è stato concesso manifestare la propria opinione sono stati i diretti interessati, titolari delle 30.000 imprese balneari italiane. Affidiamo, quindi, le nostre osservazioni a questa lettera, puntualizzando che, negli emendamenti "incriminati", nessuno propone o legittima:
• la vendita di tratti di spiaggia ma esclusivamente delle superfici occupate da strutture destinate a fornire i servizi balneari e quelli accessori e che ormai spiaggia non sono più;
• la sanatoria di eventuali abusi perché l’alienazione riguarderebbe le superfici coperte realizzate dietro debita autorizzazione e sulle quali non siano stati realizzati abusi edilizi;
• la selvaggia cementificazione: le leggi lo impediscono e, se i litorali italiani sono stati preservati dall’edilizia selvaggia, è anche grazie a chi ha salvaguardato le coste perché la loro integrità rappresentava il bene più importante della propria azienda;