La proposta: realizzare reef artificiali con l’obiettivo di far rompere le grandi onde. Satta: "Sparite centinaia di metri d’arenile"
"Il problema dell’erosione è veramente grave e in tanti addetti ai lavori lo conoscono (o magari fanno finta di non conoscerlo)”. L’incipit, polemico, è di Luigi Satta, già delegato del sindaco alla portualità. L’argomento oggetto dell’intervento è l’erosione della costa e l’infinita quanto inconcludente serie di ripascimenti effettuati lungo le coste.
“Chi è natìo del territorio – prosegue Satta - ricorderà di quando si facevano anche 200 metri sull’incandescente sabbia nera, (molto ferrosa, ecco perché incandescente) per arrivare sul bagnasciuga; quando tanti fiumicinesi e pendolari da Roma frequentavano le nostre spiagge insieme a noi bambini, si preparavamo nell’arenile delle grandi buche capaci di contenere una persona, per poi esser ricoperte di sabbia, affinché i reumatismi potessero essere curati dal calore che la rena diffondeva sul corpo; una cura naturale, alcune volte anche consigliata dai medici, anche poco costosa, a parte qualche piccolo regalino che facevano a noi ragazzini di Fiumicino che contribuivamo a creare questi lettini naturali”.
Qualcuno si chiederà: ma che c’azzecca tutto questo con l’erosione attuale? Ho raccontato questo aneddoto, per far sapere che le spiagge erano lunghe minimo 100 metri in profondità, dal bagnasciuga verso la strada; ora, a distanza di 60 anni, le spiagge nella parte nord di Fiumicino sono sparite. Nella parte sud qualcosa è rimasto grazie alla messa in opera di scogliere nei primi anni 70.
Le cause? “C’è chi imputa tutto – continua Satta - a interventi infrastrutturali, come il prolungamento del molo sud, realizzato tra il 1998 e il 2000 per permettere, a piccole navi traghetto della Tirrenia, un collegamento nei 3 mesi estivi da Fiumicino a Golfo Aranci. Un servizio durato appena 4 anni, visto che alcune volte le traversate venivano interrotte per poi fare rotta su Civitavecchia, poiché l’approdo a Fiumicino in condizioni di meteo avverse non garantiva l’attracco”.
Negli anni di realizzazione di quel molo, le spiagge a nord di Fiumicino non esistevano più, e già centinaia di milioni erano stati spesi (letteralmente buttati a mare) senza un vero progetto definitivo che potesse garantire per decenni il blocco dell’erosione; nessun intervento è stato fatto da associazioni o ambientalisti, atto a bloccare quello sperpero di denaro pubblico, utilizzato senza veri risultati. La parola d’ordine (giustamente) era fare presto, affinché la stagione balneare non fosse compromessa.
Purtroppo spesso in molti hanno cercato il capro espiatorio del fenomeno erosione imputandolo a qualsiasi intervento infrastrutturale realizzato a mare. Ma, ad onor del vero, negli ultimi 50 anni, a parte le scogliere o pennelli realizzati per la messa in protezione della costa, l’unico intervento realizzato è stato il prolungamento di 100 metri del molo sud.
Da non dimenticare che nel 1953 entrò in funzione la diga di Castel Giubileo, che ha bloccato limo e sabbia che per secoli la corrente del Tevere trasportava fino alle foci di Fiumara e Fossa Traianea per arrivare al mare, creando così un ripascimento naturale delle spiagge.
Come? Un’idea arriva dalle associazioni del settore balneare: promuovere insieme alle agli enti di competenza uno studio per progettare dei reef artificiali con l’obiettivo di far rompere le grandi onde, affinché la violenza della forza diminuisca e arrivi sul bagnasciuga senza erodere ma forse far arrivare una parte di sabbia”.
Erosione a Fiumicino
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