Ci riserviamo di leggere con la dovuta attenzione e deferenza le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni demaniali marittime oggi depositata all’esito del quale decideremo le iniziative da intraprendere per la tutela di decine di migliaia di famiglie di onesti lavoratori oggi gettate nell’angoscia più totale per la prospettiva di perdere il lavoro e i loro averi.
Immediatamente non possiamo però non registrare che questa sentenza appare sconcertante prima ancora che sconvolgente perché si discosta da consolidati orientamenti giurisprudenziali, anche costituzionali, a tutela della proprietà aziendale, del lavoro e della certezza del diritto.
È persino imbarazzante non tanto perché è una sorta di “messa in mora” del Legislatore chiamato a disciplinare le gare con modalità da essa stessa stabilite quanto per la sua lampante contraddittorietà.
Infatti il Consiglio di Stato afferma la contrarietà al diritto europeo delle proroghe disposte dal legislatore e dalla Pubblica Amministrazione in quanto “automatiche e generalizzate” e nel contempo stabilisce una proroga altrettanto automatica e generalizzata però solo di due anni!
In definitiva rivendica a sé ciò che, invece, non consente agli altri Poteri dello Stato.
Per cui alle proroghe del Legislatore e dei Comuni adesso abbiamo anche quella dei giudici!
Come abbiamo sempre chiesto: spetta al Legislatore e non ai giudici trovare il giusto bilanciamento fra la tutela della concorrenza e quella dei diritti fondamentali dei concessionari che con questa sentenza sembrano essere stati calpestati.
È tempo che ciò avvenga!