Nel dibattito mediatico di questi giorni, sulla possibile ed auspicabile destagionalizzazione, è sfuggito l’ostacolo frapposto da una burocrazia cieca e distante dalle esigenze delle imprese.
Infatti, in diversi territori, le aziende balneari sono ancora costrette a smontare gli impianti a causa di provvedimenti amministrativi (in particolare delle Soprintendenze) illogici e contraddittori.
Il caso emblematico è quello riguardante i pontili galleggianti (quindi un’opera pubblica!) posti all’interno del porto di Otranto che, per la Soprintendenza di Lecce, dovrebbero essere posizionati d’estate e tolti in autunno con la paradossale conseguenza che le barche ivi ormeggiate potrebbero stazionare solo durante la bella stagione e in autunno doversi trasferire nei porti albanesi o greci!
E’ di questi giorni, invece, la sentenza nr. 757 depositata lo scorso 8 ottobre, del TAR dell’Emilia Romagna che ha annullato il parere della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini che impediva il mantenimento oltre la stagione estiva dei pannelli di protezione frangivento di una struttura balneare di Riccione.
I giudici amministrativi hanno evidenziato “la carenza di una ragione logica per apporre la limitazione temporale” al mantenimento dei pannelli frangivento per cui sarebbero consentiti d’estate ma non nelle altre stagioni.
Non viene considerato sussistente un presunto pregiudizio alla visuale del mare dal momento in cui “paradossalmente nel periodo in cui è consentito mantenere in opere le tramezzature l’intenso affollamento sulla riviera romagnola limita maggiormente che in inverno il tutelato collegamento visuale”.
E’ importante, poi, la sottolineatura da parte dei Giudici amministrativi che la limitazione temporale “non è più adeguata alla realtà poiché molte attività commerciali non hanno più carattere stagionale anche in ossequio al Piano particolareggiato dell'arenile che intende operare una destagionalizzazione delle attività insistenti su di esso”.
Purtroppo la giurisprudenza in materia non è univoca ma contraddittoria (nel caso di Otranto, per esempio, il Consiglio di Stato ha avallato l’obbligo di smontaggio autunnale imposto dalla Soprintendenza di Lecce).
Al fine di superare questi ostacoli amministrativi e l’incertezza giurisprudenziale il Parlamento, con la scorsa legge di stabilità, ha disposto che “i titolari delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo e dei punti di approdo …., possono mantenere installati i predetti manufatti fino al 31 dicembre 2020 nelle more del riordino della materia…”(art. 1 comma 246 della legge 30 dicembre 2018 nr. 145).
Sta di fatto che questa disposizione normativa viene disattesa e sostanzialmente disapplicata da alcuni Uffici amministrativi e da qualche Autorità giudiziaria nonostante la lettera e l’inequivocabile sua “ratio” di evitare lo smontaggio autunnale delle attrezzature turistico balneari al fine di favorire la destagionalizzazione dell’attività.
E’ urgente, pertanto, un intervento chiarificatore del Parlamento per rendere effettivo e cogente quanto già disposto, in proposito, dalla legge nr. 145\2018 per consentire una destagionalizzazione resa concretamente manifesta e possibile anche dalle numerose presenze di questi giorni sulle nostre spiagge, complice le favorevoli condizioni meteorologiche.