Il presidente Antonio Capacchione ha commentato i dati offerti dall'Osservatorio sulle tasse locali della Confcommercio contenuti nel Rapporto sui rifiuti 2019.
Dall'analisi dei numeri si evince una grande disparità tra province sulle aliquote applicate. Si va dallo 0,87 euro di Rimini al 9,62 euro al metro quadrato di Caserta.
Anche nella stessa Regione o Provincia si assiste ad aliquote del tutto diverse che non trovano giustificazione alcuna. Si tratta, pertanto, di scelte arbitrarie dei Comuni al di fuori di ogni logica e fondamento giuridico.
Certamente non corrispondenti a quanto disposto dall'Unione Europea, per cui la tassazione sui rifiuti deve essere improntata al principio “chi inquina paghi".
Un obbligo comunitario violato, per quanto riguarda gli stabilimenti balneari, nel momento in cui sono soggette a imposizione anche superfici completamente libere (quindi improduttive di rifiuti) e, soprattutto, anche per periodi in cui gli stessi sono chiusi.
Si ricorda che la riduzione delle aliquote per la stagionalità (quando applicata in quanto facoltativa), non può essere, irragionevolmente, superiore al 30%.
I dati dell'Osservatorio registrano, poi, incrementi generalizzati della TARI sulla totalità dei capoluoghi di provincia. Un trend che porta a stimare l’ammontare complessivo per il 2018 a 9,5 miliardi di euro.
Negli ultimi otto anni la tassa sui rifiuti è cresciuta del 76%, corrispondente a un incremento complessivo di +4,1 miliardi (quasi raddoppiata!).
Risulta fondato il sospetto che nei Piani finanziari da coprire con la TARI, molti Comuni, in violazione delle prescrizioni normative, facciano rientrare anche costi non collegati al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
È giunto il momento, pertanto, di una revisione della normativa e della regolamentazione di questa tassa locale che incide pesantemente sui bilanci delle famiglie e delle imprese.