Il maltempo ha condizionato l’avvio della stagione estiva. Canoni demaniali: 1.000 stabilimenti e 10.000 posti di lavoro a rischio “Circa il 25% in meno di turisti sui nostri litorali a giugno. Questa la flessione che abbiamo registrato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”, afferma Riccardo Borgo, Presidente del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio che associa circa 10.000 imprese. “Le avverse condizioni atmosferiche sono state la causa principale, ma, sicuramente, anche la negativa situazione economica ha avuto il suo peso. Occorre rilevare che la flessione ha colpito in misura maggiore le località prevalentemente turistiche, sembrano aver ‘tenuto meglio’ quelle vicino alle grandi città. Questo malgrado le tariffe siano rimaste invariate rispetto allo scorso anno. Se poi aggiungiamo la diminuzione degli incassi riferiti agli altri servizi offerti, un trend che riscontriamo da alcuni anni, credo si possa fissare attorno al 25% la minore capacità di spesa delle famiglie rispetto allo scorso anno che, sarà utile ricordarlo, non era stato uno dei migliori”. “Speriamo che nei mesi di luglio ed agosto si possa concretizzare un buon recupero - continua Borgo - proprio in considerazione che i turisti italiani per le vacanze preferiscono le località di mare. Noi continueremo a lavorare con entusiasmo ed ottimismo”. “Il Governo fino ad ora, però, si è dimostrato insensibile nell’affrontare e risolvere problemi che rischiano di compromettere l’esistenza di circa un migliaio di imprese balneari - prosegue Borgo. La mancata trasformazione in legge del Protocollo di Intesa, (sottoscritto il 25 novembre scorso tra l’attuale Ministro del Turismo, on. Michela Vittoria Brambilla, le Regioni e le Associazioni di categoria), che risolveva in maniera equilibrata la controversia sui canoni demaniali e affrontava tematiche importanti come la durata delle concessioni, la definizione dei concetti di facile/difficile rimozione e le modalità di incameramento delle strutture da parte dello Stato, tiene oggi la categoria nell’incertezza”. “Abbiamo la netta sensazione - conclude Borgo - che non ci sia coscienza della drammatica realtà in cui si trovano a vivere le imprese balneari e di quali potrebbero essere le ripercussioni sull’occupazione. Stimiamo che più di 10.000 addetti tra i titolari delle imprese, bagnini, baristi e camerieri potrebbero perdere il lavoro se non si interverrà urgentemente nei confronti di coloro che sono costretti a corrispondere canoni demaniali spropositati”.
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