Numeri che non corrispondono alla realtà, atteggiamenti inventati solo per poter trovare spazio nei mass media.
"Ci risiamo. Come ogni anno i Verdi conducono la loro campagna politica di immagine pubblicando il dossier sull'uso delle spiagge e, cioè, millantando false notizie per ull'denigrare l'attività degli stabilimenti balneari" afferma con forza Riccardo Borgo il Presidente del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari aderente a Confcommercio. "Quest'anno mi pare che abbiano superato ogni e qualsiasi soglia di sopportazione da parte della nostra categoria - continua Borgo - comunicando ai mass media comportamenti e numeri assolutamente fantasiosi con l'obiettivo di voler dimostrare l'indimostrabile in ordine al fatto che per poter accedere al bagnasciuga, in alcune Regioni, la stragrande maggioranza degli stabilimenti balneari facciano pagare un biglietto di ingresso. Un vero e proprio falso visto che, al contrario, ormai non c'è stabilimento balneare in Italia che non consenta di accedere alla battigia gratuitamente. Sfido i Verdi, ed in particolare l'on. Angelo Bonelli, a smetterla di 'sparare nel mucchio' solo per trovare spazio sui giornali inventando presunte percentuali, mai verificabili, di località dove si chiederebbe un corrispettivo per consentire il solo passaggio per raggiungere la battigia. Se ci sono vengano fatti nomi e indicate località. Noi più di Bonelli siamo interessati a smascherare chi viene meno ad una norma di legge. Mi preme sottolineare che, tanto per fare un esempio, la stessa Guardia Costiera di Pontecagnano, in un articolo sul Corriere della Sera del 6 luglio scorso, ha smentito categoricamente le sue dichiarazioni. E' ora di finirla con polemiche sterili e finalizzate solo ad ottenere un po' di visibilità e attenzione a scapito di migliaia di imprese che stanno vivendo un momento non facile e che cercano, tra mille difficoltà ma con tutte le proprie forze, di tenere alta la qualità del turismo balneare italiano. Così come mi sembra assolutamente legittimo che in realtà come Sorrento, dove non c'è battigia ma solo palafitte costruite dai concessionari, o a Livorno dove l'80 per cento della costa è libera da concessioni e per la conformazione della stessa esistono solo rocce adattate per prendere il sole, non si possa pretendere di strumentalizzare un diritto che in quelle realtà non è usufruibile in quanto la battigia proprio non esiste, e può essere invocato solo da chi vuole forzare la mano con l'unico motivo di ottenere attenzione.
Lo ribadisco: i dati sulla negazione del libero accesso per il raggiungimento della battigia non trovano alcun riscontro nella realtà dei fatti ma vengono gonfiati proprio per ottenere visibilità nei mesi estivi.
C'è però un argomento sul quale concordiamo: occorre rispondere alle giuste esigenze di una utenza che non vuole o non può spendere, attrezzando spiagge libere all'altezza delle necessità, rendendole sicure, pulite e dotate di servizi essenziali. Spesso il problema sta tutto qui: le spiagge libere ci sono ma non sono gradite dai turisti in quanto sporche, pericolose, mal frequentate. Per noi è auspicabile un sistema bilanciato che garantisca un equilibrio tra i diversi modi di utilizzare le spiagge. Non sono rari i casi in cui le nostre organizzazioni locali, d'intesa e su mandato dei Comuni, gestiscono le spiagge libere proprio per garantire quei servizi essenziali che le rendono davvero alternative agli stabilimenti balneari. Invece di sparare nel mucchio ed a vanvera, sarebbe bene che si insistesse affinché questi progetti, volti a salvaguardare davvero l'uso delle spiagge libere, diventino un sistema da sviluppare su tutti i litorali attraverso la collaborazione tra pubblico e privato.
Ci sono colleghi esasperati dal ripetersi di pubblicazioni che assomigliano molto alle "cartelle pazze" che talvolta mettono nel panico ignari e virtuosi contribuenti e che, purtroppo, vengono riprese da giornali e telegiornali senza nemmeno uno straccio di verifica con le organizzazioni delle imprese. Oggi questi colleghi ci chiedono con forza di tutelare l'immagine della categoria anche accedendo alle vie giudiziali. Non è da escludere che questa possa essere una strada da seguire. Il danno d'immagine alle nostre imprese è forte, così come è alto il rischio che informazioni errate possano provocare risvolti negativi e pesanti anche per i turisti che, mettendo in serio pericolo l'ordine pubblico e la privacy all'interno degli stabilimenti, creano equivoci e confusione laddove i clienti, da sempre, cercano e trovano tranquillità e riservatezza.
Per quanto riguarda poi la Liguria, realtà che conosco molto bene, smentisco nel modo più categorico che nel 75% degli stabilimenti balneari si faccia pagare per transitare verso la battigia. Il problema non è mai esistito nemmeno nel 2007, anno di prima attuazione della legge 296/2006. Solo in un limitato territorio del Comune di Genova, Corso Italia, si erano registrati dei problemi dovuti ad una realtà del tutto particolare, e che vide lo stesso Bonelli fare ben due conferenze stampa, come se ci fosse la necessità di scaldare gli animi, già caldi per conto loro. Oggi anche lì i problemi sono superati e siamo in grado di affermare che, in attesa del piano degli arenili redatto secondo una specifica nome regionale, l'accesso è consentito gratuitamente da tutti".
In Abruzzo il vicepresidente del Sindacato Riccardo Padovano conferma che la costa è al 100% a disposizione dei cittadini in quanto non si è mai pagato e tanto meno non si paga oggi il biglietto di ingresso, pertanto quel 60% comunicato dai Verdi è assolutamente una menzogna. Su 140 km di costa i 648 stabilimenti balneari ne occupano solo il 40%. "Sono indignato per come è stata trattata la categoria dai Verdi – afferma Padovano – causando un grave danno di immagine alla stessa regione Abruzzo. Quest'anno non abbiamo aumentato i prezzi dei servizi di spiaggia e non mi risulta che qualche collega abbia mai staccato un biglietto di ingresso per l'accesso al mare, pertanto non riesco a capire con quali fonti sia stato possibile scrivere l'articolo del Corriere della Sera dove sono state riportate tante e gravi inesattezze".
"Bonelli non si è ancora convinto che gli italiani preferiscono le strutture balneari alle spiagge libere gestite male dai Comuni - afferma Mario Morra Presidente S.I.B. Campania. Nelle nostre imprese la professionalità dell'accoglienza oltre ai servizi necessari per trascorrere una vacanza in relax continua ad essere riconosciuta, anche in un periodo di crisi come questo, dalla gran parte dei turisti. I numeri dati dai Verdi sono solo numeri e vanno provati, non dimentichiamo che la Capitaneria di Porto vigila da sempre e molto bene sulle strutture balneari".
"E' perfettamente inutile continuare in questo percorso perché per noi è troppo facile smontare il falso castello costruito da Bonelli "sulla sabbia" riprende Borgo - invece ci sono ben altri problemi che angustiano la categoria, cominciando da una stagione che fa registrare un notevole calo di presenze sugli arenili, vuoi per le condizioni meteorologiche, vuoi per la recessione che condiziona in negativo anche la spesa sulle vacanze.
Continueremo a batterci con tutte le forze affinché la stagione turistica 2009 possa essere considerata almeno sufficiente rispetto a quella dello scorso anno. Resta la speranza che anche per noi imprenditori balneari il Governo individui gli strumenti idonei per superare l'attuale momento di crisi sui canoni demaniali e sulla precarietà dei titoli concessivi. Diamo lavoro a circa 100 mila persone - conclude Borgo - e riteniamo di meritare attenzione perché siamo i primi a non volere essere costretti, a causa dei gravi danni causati all'economia delle imprese balneari, a ridurre gli attuali livelli occupazionali".
Roma, 9 luglio 2008
Info: Ufficio stampa S.I.B. Andrea Cauli tel. 06.583921 cell. 339.4500094