Dalla Romagna le lamentele e la preoccupazione dell'indotto balneare espresse da Giorgio Selva dell'omonima Tessitura.
Un’azienda alla quinta generazione che produce attrezzatura (ombrelloni, sdraio e lettini) di cui è piena la spiaggia italiana, fondata dal suo bisnonno nel 1928 con 23 milioni di fatturato e 134 dipendenti.
Ha perso in pochi giorni già 430 mila euro di commesse raccolte nella recente fiera del settore di Rimini e revocate dai bagnini appena diffusa la notizia dell'anticipo al 2023 della scadenza delle concessioni demaniali ad opera di Giudici che, con una decisione dalle motivazioni fragili e contraddittorie, hanno persino usurpato una funzione che spetta esclusivamente al Parlamento.
Nessuna prospettiva di crescita per le aziende dell'indotto da gare per la riassegnazione delle vigenti perché gli operatori balneari, come tutti, fanno investimenti solo se c'è sicurezza di una continuità aziendale non precarietà. Con gare periodiche è concreto il rischio solo di operatori di "rapina" interessati esclusivamente a massimizzare i profitti e minimizzare i costi a causa del breve periodo di vita di una concessione e quindi di un’azienda a termine. Per cui materiale di qualità scadente e tariffe di spiaggia più alte.
Ecco perché i fornitori e l'indotto sono a fianco dei balneari nel difendere l'attuale modello di balneazione attrezzata che è risultata efficiente e vincente. La sua, come delle altre aziende dell'indotto, non è una vicinanza di facciata verso i balneari ma la fondata preoccupazione di una imprenditoria fatta da piccole e medie aziende cosi diffuse qui in Romagna. Lungimirante, di buon senso e capace di competere nel mercato globale.