Roma, 5 novembre 2012
Prot. N. 271
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A TUTTI I DEPUTATI ITALIANI DEL PARLAMENTO EUROPEO
In occasione del Vs programmato incontro di domani con il Ministro Moavero per l’esame delle misure per la crescita e lo sviluppo, vogliamo portare alla Vs. attenzione la situazione ormai intollerabile della balneazione italiana da tempo paralizzata e che vede, nel contempo, altri Paesi europei adottare iniziative legislative che rafforzano la competitività delle loro aziende in danno delle nostre.
Infatti, la balneazione italiana, che costituisce la parte più rilevante del turismo del nostro Paese, versa nella nota situazione di difficoltà scaturente dal venir meno del rinnovo automatico dei titoli concessori (che aveva sin qui assicurato la durata continuativa delle aziende, per lo più familiari) a seguito dell’approvazione dell’articolo 1, comma 18, della legge n. 25, del 26 febbraio 2010, e dell’art. 11, comma 1, della legge n. 217, del 15 dicembre 2011, chiesta dalla CE con la P.I. CE n. 4908\2008, del 9 febbraio 2009. A seguito di tanto la suddetta P.I. è stata archiviata lo scorso 27 febbraio 2012.
Il venir meno del rinnovo automatico ha determinato la completa paralisi degli investimenti negli ultimi due anni: circostanza che sicuramente continuerà nei prossimi anni. Infatti non solo nessuno ha interesse ad investire sino al 31 dicembre 2015 quando verrà a scadere la proroga disposta dalla legge n. 25\2010 ma, prevedibilmente, anche negli anni successivi per l’esteso contenzioso nei confronti del nostro Stato da parte delle attuali imprese che si vedrebbero confiscare le loro aziende. Confisca che causerebbe un grave pregiudizio del loro buon diritto costituito dal legittimo affidamento nella normativa previgente e dalla lesione del loro diritto di proprietà, essendo le aziende medesime ineludibilmente connesse con la sottostante concessione come più volte chiarito dalla nostra giurisprudenza amministrativa.
Questa situazione è diventata ancor più insopportabile a seguito della recente iniziativa legislativa della Spagna che sta per prorogare la durata delle concessioni in essere (attualmente di 30 anni), sino a 75 anni. Infatti l’articolo 66, comma secondo, della Ley 28 de julio 1988, n. 22 è oggetto di revisione con il Progetto di legge varato lo scorso 4 ottobre dal Governo di quel Paese n. 121\000029 che determina una proroga delle concessioni in essere sino a settantacinque anni (art. 1, comma 15, e art. 2, comma 1).
Si è, inoltre, potuto constatare che anche altri Paesi, oltre alla Spagna, nostri diretti competitori nel mercato delle vacanze, hanno concessioni demaniali marittime di durata notevolmente maggiore a differenza del nostro ordinamento che prevede una durata estremamente ridotta (sei anni) che però era, sin qui, rinnovabile alla scadenza. Infatti, in Croazia le concessioni demaniali marittime hanno una durata che può variare da cinque a novantanove anni (art. 20,comma 1, del Maritime domaine and seaports act, del 25 settembre 2003, n. 01-081-03-3244/2)mentre in Portogallo la durata è fissata fino a settantacinque anni (art. 25, comma secondo, deldecreto – lei n. 266-A/2007, del 31 maggio 2007).
A ciò si aggiunga che mentre il nostro Paese è stato oggetto di P.I. CE per il cd diritto di insistenza che assicurava quella certezza che in altri Paesi deriva da una lunga durata delle concessioni marittime, l’iniziativa legislativa spagnola ha trovato, al contrario, il consenso anche entusiasta della Commissione europea nella persona della Vice presidente e Commissaria alla giustizia Viviane Reding (v. Comunicato stampa del 3 agosto 2012).
Per le imprese balneari italiane la misura è colma.
Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo, nelle persone dei Ministri Gnudi e Moavero, di adoperarsi per la tutela delle nostre imprese nel solco della mozione approvata dal Senato all’unanimità il 5 maggio 2011; della Risoluzione (art. 56) del Parlamento europeo del 27 settembre 2011, anch’esso approvato all’unanimità, e della volontà politica ripetutamente espressa dalle Regioni e dagli EE.LL.(odg del 5 luglio 2012 della Conferenza delle Regioni e delle Provincie).
Riteniamo che, nel contempo, il nostro Paese debba intraprendere una adeguata iniziativa politica nei confronti della Commissione europea e, segnatamente, del Commissario Barnier per evidenziare il grave disagio sociale in cui versa il turismo balneare italiano e per chiedere che le doverose e, ormai, improcrastinabili disposizioni normative invocate dal settore e auspicate dalle Istituzioni regionali e locali non siano intralciate, eventualmente, da una censura comunitaria che, allo stato, sarebbe accolta come una intollerabile disparità di trattamento e un grave ostacolo alla crescita economica italiana.
Restando in attesa di un cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti.