A RISCHIO LA SOPRAVVIVENZA DI CENTINAIA DI STABILIMENI BALNEARI, MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO E L’IMMAGINE TURISTICA DELLE COSTE ITALIANE.
Gli imprenditori degli stabilimenti balneari sono sul piede di guerra. C’è il serio pericolo che il prossimo anno diversi tratti dei litorali nel nostro Paese possano rimanere deserti con inevitabili conseguenze negative in materia di sicurezza in mare, ordine pubblico, ambiente, servizi, economia ed immagine turistica.
Il Governo ha impugnato la legge regionale dell’Emilia Romagna che cercava di dare una risposta positiva ad una situazione drammatica che riguarda, oggi, non solo gli stabilimenti balneari di questa regione ma, più in generale, travolge oltre 13.000 imprese in tutta Italia.
L’atto del Governo è motivato dal fatto che i criteri, grazie ai quali si concede l’estensione a 20 anni delle concessioni in corso, sono stati oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea.
“La messa in mora del Governo risale al febbraio scorso - afferma Riccardo Borgo, Presidente del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari aderente alla Confcommercio - ci sorprende che il Governo nel mese di aprile abbia risposto alla Commissione europea garantendo la modifica delle norme contestate, senza, invece, avere prioritariamente tentato di confutare le tesi della Commissione stessa, (cosa però che ha fatto in altre innumerevoli circostanze per altre categorie), tenendo conto che il contestato ‘diritto di insistenza’ è stato incardinato e sviluppato nell’ordinamento italiano (art. 10 della legge 88/2001) e più ancora nelle linee di politica economica riguardanti il turismo balneare, come spinta alla radicazione e alla specializzazione delle imprese del settore in aree specifiche del Paese, promuovendo in questo modo realtà socio-economiche del tutto diverse da quelle presenti negli altri litorali europei. E’ proprio da queste scelte che negli ultimi anni si è fortemente accentuato la crescita e lo sviluppo di un modello turistico ‘virtuoso’ e le imprese balneari ne sono le principali interpreti”.
“Non si riesce a comprendere il motivo per il quale, a seguito anche di un necessario confronto con le organizzazioni del settore - continua Borgo - lo stesso Governo non abbia avvertito la necessità di individuare soluzione alternative ugualmente valide o, quanto meno, confrontarsi con i rappresentanti delle categorie interessate per comunicare e condividere una strategia finalizzata a tutelare il settore ed a porre un freno ad uno stato di fibrillazione e di preoccupazione che rischia di travolgere la serenità di migliaia di famiglie”.
Ci sorprende che un Governo, che si è sempre dichiarato a fianco delle imprese, in modo particolare di quelle piccole e medie, e che per bocca del suo Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha più volte rimarcato il ruolo e l’importanza del turismo, ne abbia, poi, oggi, abbandonate a se stesse circa 13.000, non tenendo in nessuna considerazione il fatto che esse costituiscono, da oltre 100 anni, l’ossatura di un sistema economico che proprio nel turismo individua una risorsa da difendere ed incentivare.
Ci sorprende che lo abbia fatto avallando, o comunque non facendo nulla per trovare soluzioni alternative, un meccanismo che avrebbe la conseguenza di gettare nell’incertezza e nello sconforto tutte le imprese che operano in regime di concessione demaniale (oltre agli stabilimenti balneari anche i ristoranti, gli alberghi, i campeggi, i villaggi turistici, le discoteche, i bar, i negozi e molte altre categorie ancora), facendole sprofondare nel tunnel della precarietà e della provvisorietà.
Ci sorprende che membri autorevoli del Governo, come il Ministro Giulio Tremonti, non abbiano trovato il tempo, dopo ‘solo’ un paio d’anni di richieste, per concedere un incontro che avrebbe il solo scopo di illustrare le ragioni, giuste o meno che siano, di una categoria economica, mentre, per contro, lo troviamo sempre e pregiudizialmente contrario alla soluzione dei problemi che ci riguardano, anche quando è il Parlamento, in ogni sua componente politica, a richiederli e a condividerli.
Ci sorprende che un ministro di questo Governo come Michela Vittoria Brambilla, prima sottoscriva con tutte le organizzazioni di categoria e le Regioni un protocollo d’intesa che in maniera equilibrata affronta ragionevolmente una serie di esigenze e necessità del settore, (compresa la questione della durata delle concessioni), ma che poi tutto rimanga lettera morta per quasi un anno, rigettando nello stupore e nello sgomento migliaia di imprese che proprio su questo accordo contavano molto per ritrovare equilibri economici e normativi fondamentali per la propria sopravvivenza. La Regione Emilia Romagna ha cercato di supplire a questi inspiegabili silenzi del Governo facendosi carico di salvaguardare le imprese del suo territorio che operano sul demanio, individuando, prima di dare attuazione alla normativa prevista dalla Comunità Europea con l’abolizione del diritto di insistenza, un periodo di transizione tale da rispettare i principi generali che presiedono all’apertura del mercato e che si fondano sulla certezza del diritto. Certezza del diritto che esige che le norme giuridiche siano chiare, precise e prevedibili nei loro effetti, in particolare anche quando una loro repentina applicazione comporta effetti sfavorevoli in capo alle imprese coinvolte.
Questo perché crediamo che la Regione Emilia Romagna sia ben consapevole, ma siamo certi lo siano anche tutte quelle Regioni nel cui territorio operano le imprese sul demanio, che gli stabilimenti balneari svolgono, oggi, un ruolo fondamentale per l’economia. Allo stesso tempo, però, ci sconcerta che simile sensibilità non l’avverta il Governo, che così facendo ha trovato il modo migliore per affossare il turismo balneare italiano, distruggendo le imprese che hanno contribuito a sviluppare in modo determinante questo comparto fino a farlo diventare una significativa e apprezzata peculiarità tutta italiana.
“Siamo determinati a sostenere con tutte le nostre forze ogni iniziativa che, come quella dell’Emilia Romagna, tenda a salvaguardare un patrimonio di esperienza, di professionalità, di capacità di fare turismo rappresentato dalle nostre imprese che svolgono questo ruolo da oltre cinquant’anni” conclude Borgo. Al Governo chiediamo di invertire la rotta e di farsi carico con urgenza di una situazione che, se abbandonata a se stessa, rischia di produrre gravissime conseguenze per il turismo balneare, per migliaia di famiglie, per l’Italia stessa”.