Gli imprenditori balneari non concordano con il contenuto dell'articolo della Finanziaria che prevede la vendita ai privati del demanio e ne chiedono al più presto l'abolizione.
“Siamo contrari all’art. 71 della Finanziaria 2002, così come formulato, in quanto farebbe acquisire ai Comuni anche le aree demaniali marittime che sono affidate in concessione dalle Regioni agli operatori turistici di spiaggia, in prospettiva di una successiva vendita a chiunque, oggi, le occupi, anche senza titolo, e ne chiediamo l’immediata abolizione”. Queste le affermazioni di Riccardo Scarselli, Presidente del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari della Fipe/Confturismo a cui aderiscono circa 10.000 stabilimenti balneari. “Si è trattato certamente di una ‘svista’ del Governo a cui bisogna porre rimedio al più presto perchè non vengano ‘premiati’ coloro i quali da anni hanno perpetrato grossi abusi di ordine urbanistico sul demanio arrecando in questo modo un grave danno non solo all’ambiente circostante, ma, soprattutto, all’immagine turistica del nostro Paese”. Legambiente esprime tutta la sua soddisfazione per la decisione del sindacato più rappresentativo del settore balneare: “La netta posizione del SIB è il segnale inequivocabile che la privatizzazione delle parti migliori del nostro territorio non paga neanche in termini economici e che i veri imprenditori del settore non intendono partecipare a quella che, a tutti gli effetti, sembra sempre più una svendita totale. La proprietà pubblica del demanio marittimo – ha dichiarato Sebastiano Venneri, Responsabile Mare Legambiente – ha rappresentato finora una garanzia per gli stessi operatori del settore e solo una logica miope e di corto respiro può pensare di approfittare di questi trucchetti per privatizzare le spiagge. Il Consiglio dei Ministri di domani non può non affrontare un problema che rischia di creare una situazione ingestibile in tutto il Paese. La vendita del demanio deve essere bloccata”. “Non vogliamo assolutamente che coloro che hanno massacrato le coste del nostro Paese, vengano associati ad operatori turistici balneari che, da decenni, si battono in piena legalità per la difesa dei loro sacrosanti diritti e per la valorizzazione della ricchezza ambientale delle nostre coste – ha continuato il Presidente del SIB. Anzi, proprio i variegati e completi servizi di spiaggia, caratteristica che contraddistingue le nostre imprese, sempre volti alla piena soddisfazione del cliente, costituiscono il ‘valore aggiunto’ dell’offerta turistica italiana che porterà come risultato ad un incremento dei posti di lavoro ed ad una spinta determinante per far tornare l’Italia ai primi posti nella classifica mondiale del settore”.