Venerdi, 11 aprile 2014
I BALNEARI SCENDONO IN CAMPO CONTRO L’ADDIZIONALE DEI CANONI DEMANIALI AL 100%
Sciopero fiscale e manifestazioni di piazza contro l’addizionale dei canoni praticata dalla Regione Campania e passata, unico caso in Italia, dal 25% al 100%. E’ quanto minacciato oggi dai rappresentanti nazionali e regionali degli imprenditori della balneazione nel corso della conferenza stampa indetta dal Sindacato italiano Balneari ed ospitata dalla Confcommercio di Napoli.
“Per la seconda volta in pochi mesi – ha commentato infatti il presidente nazionale del SIB Riccardo Borgo – torno a Napoli per un triste motivo. Solo in Campania non riusciamo a dialogare con le istituzioni, altrove capita di vincere, di perdere o di patteggiare, ma comunque si dialoga. E’ una situazione incresciosa, che penalizza proprio una delle regioni italiane maggiormente votate al turismo balneare. Chiediamo delle risposte immediate, essendo ormai alle porte l’inizio della stagione”. Al centro della querelle, quindi, l’aumento di una tassa che, peraltro, serve non a fornire servizi alle spiagge bensì a mantenere i porti campani e che in alcune regioni d’Italia come la Sardegna e la Sicilia, decisamente votate al turismo balneare, addirittura non esiste.
“A queste condizioni – ha dichiarato il presidente regionale SIB Marcello Giocondo – non sarà la camorra a far chiudere i lidi ma le nostre istituzioni. I balneari campani non ci stanno: da domani inizieremo lo sciopero fiscale, e faremo sentire la nostra voce con una serie di manifestazioni. La normativa regionale può presentare profili d'illegittimità costituzionale per violazione degli artt. 3 e 41 Cost., sperequando gli operatori campani rispetto a quelli delle altre regioni italiane. Ha evidenziato inoltre che la nuova determinazione dell'ammontare del tributo non tiene in alcun conto i criteri ispiratori della Legge 494/93 in virtù della quale le Amministrazioni avrebbero dovuto predisporre il Piano di Utilizzo della aree demaniali che invece non è stato mai istituito. Infine, sulla base dello stesso "elenco graduato dei comuni costieri" come predisposto in virtù della legge regionale n. 5/2013 si viene a determinare, oltre ad un prelievo abnorme, anche una evidente sperequazione nell'ambito delle aree costiere della stessa Regione Campania, risultando essere tassate con la medesima aliquota percentuale siti aventi valenza turistica, ambientale e di balneabilità, totalmente difformi tra loro”.
Deciso anche l’intervento del presidente regionale della Confcommercio Maurizio Maddaloni, il quale “la burocrazia che mortifica le imprese, la zavorra fiscale e l’iniquità di molti balzelli locali e nazionali, sono temi trasversali che travolgono e rischiano di far “annegare” tutti. Nessuno escluso. Ai drammatici nodi non risolti (insieme all’Imu e alla Tares calcolate sull’intera superficie di cui i concessionari non sono proprietari) si aggiunge il colpo finale dei canoni regionali e la iniqua classificazione effettuata con decreto dirigenziale. Ciò significa costi insostenibili e rischio chiusura reale per la stragrande maggioranza delle imprese del comparto, a prevalente se non totale gestione familiare. Basta parlare con gli assessori, è ora di interloquire con la presidenza della Regione se è vero che il turismo rappresenta il volano dell’economia campana”.
“Il provvedimento - ha dichiarato quindi Pietro Russo, presidente Confcommercio Imprese per l’Italia della Provincia di Napoli - è grave ed immotivato. In un periodo di grave crisi economica si vanno a colpire i gestori, che possono lavorare e guadagnare per pochi mesi all’anno, ma anche i turisti ed i villeggianti, che dovranno fare i conti con servizi sempre più costosi”.
Infine, i presidenti provinciali del SIB, a loro volta in prima linea per le azioni da intraprendere. E’ il caso del casertano Vincenzo Santo, secondo cui “il problema non riguarda solo i balneari in quanto tali ma anche i dipendenti delle aziende, le loro famiglie e gli stessi clienti dei lidi, che dovranno giocoforza subire una riduzione dei servizi offerti. Abbiamo in animo manifestazioni forti, faremo sentire la nostra voce negli uffici della Regione. Dopo l’atteggiamento scandaloso dimostrato nei confronti dei colleghi di Giugliano, che sono stati abbandonati sé stessi, è il tempo della linea dura”. Preoccupato invece l’omologo salernitano Antonio Civale: “La stagione è alle porte, e tra la crisi e le banche che non ci aiutano non so come faremo a pagare i canoni. In alcuni Comuni siamo riusciti a trattare una rateizzazione, ma solo in virtù di buoni rapporti. In altri in mancanza di una legge regionale non c’è nulla da fare, e se questa situazione dovesse protrarsi il turismo della provincia salernitana potrebbe andare a farsi benedire”. Infine, il presidente della Fipe di Napoli Salvatore Trinchillo, a nome anche dei balneari partenopei, ha commentato: “In Campania siamo costretti sempre a fare interventi su problemi, non abbiamo mai l’opportunità di parlare invece di supporti pubblici per interventi strutturali, il che nella logica del marketing turistico internazionale ci pone in difficoltà rispetto ai competitor stranieri e fa sì che finiamo con l’essere mal guardati da tutti gli altri professionisti del settore”.