Gli stabilimenti balneari riconosciuti finalmente come imprese turistiche
L’art. 7 della legge 27 marzo 2001 n. 133 risolve definitivamente l'equivoco del passato e, finalmente, ricomprende gli stabilimenti balneari nel novero delle imprese turistiche. Ci sono voluti quasi diciotto anni, ma il lavoro svolto dal Sindacato Italiano Balneari della Fipe-Confturismo in Parlamento e presso tutti i competenti ministeri è riuscito a rimuovere la visione del passato circa il fenomeno che trovava il suo punto di riferimento nell'ambito delle sole attività del ricettivo, con conseguente esclusione del settore delle imprese balneari da ogni e qualsiasi progetto governativo volto ad assicurare sostegno al "turismo". La nuova legge quadro sul turismo rende sicuramente giustizia ad una categoria che appare, ancor oggi, particolarmente bistrattata e, mentre per altri settori la definizione di "impresa turistica" continua ad essere ispirata a criteri di ordine generale, gli stabilimenti balneari vengono, finalmente, chiamati per nome e per cognome. Vengono rimosse, così, quelle interpretazioni umilianti del passato che lasciavano le imprese balneari ai margini di ogni e qualsiasi iniziativa promossa dagli organi istituzionali centrali e periferici del Paese per assicurare promozione e supporto al fenomeno del "turismo". Insieme a quella inerente il riconoscimento giuridico degli stabilimenti balneari come imprese turistiche, altra buona notizia è la regolamentazione del regime delle concessioni demaniali marittime utilizzate per fini turistico-ricreativi, secondo l’art. 10 della legge n. 88 del 16 marzo 2001, che fissa oggi la sua durata in sei anni con il rinnovo automatico per altri sei anni ed i sei anni successivi. Si può dire che così facendo viene, finalmente, attenuata quella precarietà che ha sempre contraddistinto gli stabilimenti balneari. E' noto come dopo anni ed anni dalla sua statuizione, il passaggio di competenze tra lo Stato e le Regioni in materia di svolgimento delle funzioni amministrative sul demanio marittimo stenti a trovare una sua efficace applicazione sul territorio e, proprio quando il Governo si appresta ancor più a decentrare i poteri assoluti su tutta la materia del "regime concessorio", non sono ancora stati emanati dallo stesso né il decreto attuativo della legge 59/97, né il provvedimento previsto dal decreto legislativo 112/98, volti a definire le linee guida ed i punti di riferimento ai quali le competenti autorità avrebbero dovuto far riferimento nel momento in cui si trovano ad amministrare ed a gestire le imprese turistiche sviluppatesi spontaneamente sulle spiagge, le quali rappresentano, oggi, un patrimonio di immenso valore per il Paese. Cosa sarebbe dell'Italia balneare se i concessionari balneari che, ancora oggi, possono essere considerati come dei veri e propri pionieri, avessero smesso di combattere la loro eterna lotta di sopravvivenza con le sempre nuove ed innumerevoli autorità chiamate a svolgere l'esercizio delle funzioni amministrative sul demanio marittimo? Certamente località ormai famose come Viareggio, Rimini, Taormina, Ostia e tantissime altre forse non esisterebbero, né potremmo oggi vantarci di essere universalmente riconosciuti nel mondo come il "Paese del sole e del mare". Ecco i motivi per cui la categoria degli stabilimenti, che è comunque ormai abituata a conquistare sul campo spazi e riconoscimenti, continuerà a lavorare ai fianchi gli organi istituzionali per risolvere le numerose questioni che rendono sempre più gravosi gli oneri gestionali delle imprese (canoni demaniali, ICI, nettezza urbana aree scoperte, IVA, ecc…..) e ad impegnarsi fortemente per rimanere struttura di fondamentale importanza nell'organizzazione ricettiva del turismo balneare. Strumento particolarmente utile per raggiungere questi obiettivi si rileverà il DPCM previsto dall’art 2 comma 4 lettera l, anch’esso ricompreso nella nuova legge quadro sul turismo, che persegue proprio il fine di riformare radicalmente il regime concessorio. In fin dei conti lo stabilimento balneare è il luogo dove il turista spende la maggiore quantità del tempo libero all'aria aperta e, perciò, se è vero, come afferma il sesto rapporto sul turismo italiano della Presidenza del Consiglio dei Ministri che "il modo in cui si presentano gli stabilimenti balneari costituisce la prima immagine dell'organizzazione di una località", si può essere certi che il settore farà di tutto per permettere all'Italia di tornare presto ai primi posti della classifica mondiale del "turismo".
Roma, 20/03/2001