Cari amici e colleghi,
Il ministero delle Infrastrutture ha comunicato ieri agli Enti competenti la variazione dell'indice ISTAT dei canoni demaniali per l'anno 2023.
Si tratta di un aumento del 25,15 % con il canone minimo di euro 3.377,50 (tremilatrecentosettantasette/50).
È un provvedimento ingiustificato e ingiusto.
Ingiustificato perché è più del doppio dell'indice ISTAT registrato nel 2022 (11,5% - Comunicato ISTAT del 16 dicembre u.s.) e più del triplo dell'inflazione (8,1% Comunicato ISTAT del 30 novembre u.s.).
Ed è ingiusto perché esaspera un meccanismo di determinazione dei canoni sbagliato in quanto non parametrato alla effettiva redditività dell'area oggetto di concessione e disincentivante rispetto agli investimenti per il potenziamento dei servizi balneari.
Già adesso, infatti, c'è chi paga tanto e chi relativamente poco in riferimento a questi doverosi criteri.
Senza parlare delle ormai note ingiustizie sui costi economici dei concessionari balneari con l'aliquota IVA al 22 % a differenza di tutte le aziende turistiche per le quali è al 10 %, la TARSU sull'intera area anche laddove e quando è improduttiva di rifiuti o l'IMU ancorché considerati affittuari.
Chiederemo la revoca del provvedimento e comunque la sua sospensione in attesa di un opportuno e doveroso riordino dei criteri di determinazione dei canoni che li renda giusti ed economicamente sopportabili.
🖋 Tonino Capacchione e Maurizio Rustignoli