A rischio l'attività di 8.000 imprese balneari
L'inefficienza della Pubblica Amministrazione ha provocato danni alla categoria dei concessionari per oltre 127 milioni di euro. Gli imprenditori balneari lamentano in particolare il mancato rinnovo delle concessioni pluriennali. "La burocrazia - afferma Riccardo Scarselli, Presidente del S.I.B. - che si evidenzia attraverso i ritardi nello svolgimento degli adempimenti amministrativi per le imprese turistico-balneari costa al settore ben 127 milioni di euro e l'impossibilità di effettuare investimenti a causa della mancanza del titolo concessorio“. Ad oggi, infatti, l'80 per cento delle imprese balneari (circa 10.000 stabilimenti) non sono ancora in possesso dei titoli di concessione e, di conseguenza, delle autorizzazioni per l'esercizio rischiando ogni giorno la chiusura ad ogni controllo degli organi competenti. Ai costi provocati dalla burocrazia, poi, si sommano le inefficienze e la scarsa preparazione dei nuovi referenti chiamati a gestire il demanio marittimo ad uso turistico-ricreativo, le Regioni e i Comuni. La prova è la mancanza dei Piani di Utilizzazione degli Arenili e cioè, quello strumento di pianificazione del turismo balneare sulle coste che a distanza di ben 9 anni dalla legge istitutiva, la n. 494/93, nessuna Regione è stata ancora in grado di redigere. A questi problemi si aggiungono i tanti nodi ancora irrisolti che mettono sempre più in difficoltà la gestione delle imprese balneari. Primo fra tutti la legge-quadro nazionale sul turismo che se ha, finalmente, riconosciuto gli stabilimenti balneari tra le imprese turistiche, rimane del tutto 'virtuale' in quanto il Governo non ha ancora emanato le previste linee guida. “Per non parlare dei pesanti tributi di cui si fanno carico le nostre imprese - continua Scarselli:- l'imposta sulla nettezza urbana, (Tarsu), che con l'estensione della tassa alle aree scoperte è arrivata a raggiungere entità insopportabili, con cifre superiori a qualsiasi altra attività commerciale; l'IVA, la cui aliquota è doppia rispetto alle altre categorie turistiche. Ci sarebbe, poi, da risolvere la vertenza tra la categoria e gli Enti locali in ordine all'ICI, una tassa assurda ed iniqua, che considera i concessionari demaniali alla stessa stregua dei proprietari di immobili". Per questi e per altri motivi lo sviluppo del turismo sulle coste italiane non è ancora al livello di quello di altre nazioni bagnate dal Mediterraneo, a ciò si aggiunge il degrado ambientale delle coste causato dalla non balneabilità delle acque e dai forti fenomeni erosivi degli arenili. Le imprese balneari, dopo aver avuto per anni solo tante promesse, hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, on.le Silvio Berlusconi, chiedendo un intervento forte e immediato per superare le difficoltà dei tanti Ministeri che dovrebbero gestire la materia ed arrivare al raggiungimento dei seguenti obiettivi: 1) snellimento delle procedure attraverso l'immediato rinnovo dei titoli così come disposto dall'art. 10 della legge 88/2001; 2) esame congiunto e pianificazione delle numerose imposte che gravano sull'economia delle imprese balneari; 3) immediata emanazione da parte del Governo delle linee-guida previste della legge sul turismo anche per quanto attiene un comportamento omogeneo sul territorio in ordine allo svolgimento delle funzioni amministrative sul demanio marittimo da parte degli enti delegati; 4) tavoli continui di concertazione sul territorio per permettere alla categoria di soddisfare i bisogni e le richieste di una utenza sempre più esigente; 5) permettere agli imprenditori di raggiungere al più presto la certificazione di qualità ISO 14.000 abbellendo le strutture che diventano di proprietà dello Stato; 6) evitare che quei Paesi del Mediterraneo che si affacciano oggi ai servizi di spiaggia possano, in breve tempo, togliere all'Italia lo 'scettro' di quel cardine del turismo che è lo "stabilimento balneare"; 7) un incontro con i vertici della "Patrimonio Spa" e dell'Agenzia del Demanio al fine di pianificare la valorizzazione e l'eventuale alienazione dei beni pubblici. "Solo così - conclude Scarselli - gli imprenditori balneari potranno pianificare i propri investimenti per un corretto sviluppo del turismo costiero evitando azioni di rivalsa o di protesta che andrebbero a discapito di coloro i quali frequentano le nostre spiagge e, soprattutto, dell'immagine turistica dell'Italia".