CONTINUA IL VALZER SUI CANONI DEMANIALI MARITTIMI

Lug
1
2005

Balneari pronti a dare battaglia: le promesse sono disattese ed il Governo non fa nulla per risolvere il problema.

“Adesso basta essere presi in giro! Siamo pronti a scendere in piazza per difendere la categoria anche se questo causerà gravi ripercussioni al turismo italiano”. Queste le affermazioni di Riccardo Borgo, Presidente del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari aderente a F.I.P.E. Confcommercio che associa circa 10.000 stabilimenti balneari. “Vogliamo e pretendiamo una soluzione equa circa l’aumento dei canoni demaniali marittimi: ampie rassicurazioni ci erano state fornite durante l’incontro voluto da Forza Italia, i giorni scorsi, con l’on.le Elio Vito, capogruppo alla Camera dei Deputati, presenti anche l’on.le Gianfranco Conte, Sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, l’on.le Antonio Leone, Vicepresidente del Gruppo, l’on.le Cesare Campa, Capogruppo Commissione Lavoro e l’on.le Guido Crosetto relatore al Disegno di legge sulla Competitività. “Ci eravamo fidati - continua Borgo - perché avevamo avuto garanzie circa la ripresa dei lavori del Comitato tecnico Stato-Regioni, con la partecipazione delle categorie interessate, per l’individuazione dei criteri di calcolo dei canoni demaniali marittimi correlati alla tipologia ed alla realtà strutturale delle imprese balneari, pur garantendo il gettito erariale in misura pari o maggiore ai 140 milioni di euro previsti, in sostituzione dell’aumento generalizzato del 300% disposto dalla Legge Finanziaria 2004”. L’impegno assunto dai parlamentari era quello che, essendo cambiati i referenti delle Regioni, la soluzione del problema avrebbe richiesto più tempo e pertanto a breve si rendeva necessaria un’ulteriore proroga dei termini per l’emanazione del decreto Interministeriale fissandone la scadenza al 31 dicembre 2005. Ma ad oggi nulla è stato fatto in tal senso e siamo arrivati al 1° luglio, nel pieno della stagione turistico-balneare. Non è più accettabile che, dopo quasi un anno e mezzo, da una parte il maggior partito di Governo ci dia assicurazioni e dall’altra, proprio dallo stesso Governo, non arrivino segnali di disponibilità. Tutto ciò è inaccettabile per qualsiasi categoria imprenditoriale, ed anzi, abbiamo dimostrato grande professionalità e coraggio continuando ad investire per aumentare e qualificare i servizi offerti senza penalizzare i clienti con un aumento generalizzato delle tariffe. L’incremento del 300%, usato in maniera indiscriminata, è inutile negarlo, fa paura perché metterebbe in ginocchio una buona parte dell’economia balneare italiana e costringerebbe molti stabilimenti a chiudere con inevitabili conseguenze anche per l’occupazione. A questo punto si ingenera l’amara sensazione che da parte del Governo ci sia una posizione preconcetta: non si giustifica altrimenti l’indisponibilità, fissata dalla Finanziaria la portata economica, di discutere con le Regioni e gli imprenditori il metodo per raggiungere l’obiettivo. “La prossima settimana, conclude Borgo, ho convocato un Consiglio Direttivo presso la sede della Confcommercio per concordare le strategie che coinvolgeranno il 90% degli stabilimenti balneari italiani, oggi in piena attività: non escludo iniziative clamorose”.

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