“A Vieste, nel corso della riunione del G20s, l'Associazione delle 20 città balneari con le maggiori presenze turistiche, abbiamo rivendicato il ruolo importante e, per certi aspetti, anche determinante che gli stabilimenti balneari italiani hanno avuto per la ripartenza economica e morale del nostro Paese – ha affermato Antonio Capacchione, presidente del SIB, Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio.
Dopo oltre 2 mesi di chiusura forzata in casa, per contrastare la diffusione virale, il nostro Paese ha ritrovato la serenità e la normalità proprio frequentando gli stabilimenti balneari italiani.
Secondo i dati forniti dall’ENIT la vacanza ricercata dagli italiani post lockdown ha visto prevalere la voglia di mare (60%), che alla fine ha addirittura doppiato la vacanza in montagna, (30%); sono stati soddisfatti, con voto medio 8 su 10, mentre l’85% dei vacanzieri tornerebbe il prossimo anno o fra due nello stesso posto.
Il recupero dell’equilibrio psico-fisico della nostra popolazione è stato fondamentale, non solo per superare il disagio del lockdown ma, anche e soprattutto, per la ripartenza dei consumi e dell’economia che ha trovato la sua fonte proprio nella tranquillità generata dalla vacanza serena e sicura.
“Gli stabilimenti balneari italiani hanno, quindi confermato, anche in questa circostanza avversa la loro funzione pubblicistica - ha continuato Capacchione - persino patriottica, nel fornire quei servizi di qualità alla balneazione, espressione dell’eccellenza del nostro Made in Italy. La balneazione attrezzata italiana ha vinto, in definitiva, la sfida di coniugare socialità con la sicurezza”.
Pertanto, di fronte all’importanza di questo settore, sconcerta ancora di più che le Istituzioni siano in ritardo nella sua messa in sicurezza giuridica ed economica.
Sono molti, infatti, i Comuni e le Autorità di sistema portuali che non hanno ancora applicato la legge nr. 145/2018 che ha prorogato di 15 anni le concessioni demaniali.
Così come disorienta che nei molteplici interventi normativi, sin qui adottati dal Governo, non vi sia stato alcun provvedimento in favore degli imprenditori balneari, relativamente al canone o di modifica del trattamento fiscale ingiusto per le 30.000 imprese, (dall’aliquota IVA al 22% invece che al 10% come per tutte le altre aziende turistiche, al pagamento della TARI per l’intero anno e non per il periodo di effettivo esercizio dell’attività, ecc.).
Di questa penalizzazione è emblematico che le aziende balneari siano le uniche ad essere state escluse dal credito di imposta del 65% previsto per gli investimenti nel turismo.
“Ci auguriamo che il Governo e il Parlamento correggano questa ingiustizia – ha concluso il presidente del SIB - e assicurino alle aziende balneari, almeno, lo stesso trattamento previsto per tutte le altre aziende turistiche italiane”.