CANONI DEMANIALI: RINVIO DEI TERMINI E NUOVI PARAMETRI DI CALCOLO

Feb
3
2005

Entro pochi giorni la decisione definitiva: i problemi di IVA ed ICI ancora irrisolti

I vertici del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio hanno incontrato martedì scorso 1° febbraio Cosimo Caliendo, nuovo Direttore Generale del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti con competenze specifiche sul demanio marittimo, che mantiene un dialogo costante sul problema dei canoni demaniali con Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Esprimo la massima soddisfazione del S.I.B. sull’andamento delle trattative instaurate con tutti gli Organi istituzionali, afferma Pietro Gentili, Segretario Generale del S.I.B., i quali hanno garantito una corsia preferenziale alla soluzione suggerita dal Sindacato stesso attinente alla possibilità di arrivare ad un adeguamento dei canoni attraverso criteri di calcolo sostenibili per le imprese balneari. Un percorso che il Governo si appresta a concretizzare in questi giorni e che, fermo restando la proroga in discussione presso la Camera dei Deputati nell’ambito della conversione in legge del decreto 314/04, potrebbe arrivare a risolvere definitivamente la questione dei canoni abrogando l’aumento generalizzato del 300% previsto con la legge finanziaria 2004. Una conferma, in definitiva, della strada corretta seguita dal S.I.B. che non ha mai messo in discussione l’esigenza dello Stato di adeguare il gettito erariale dei canoni ma solo il percorso da seguire per raggiungere questo traguardo in misura sopportabile per la categoria e, soprattutto, con il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni che non possono essere individuati solo come uffici ‘passacarte’ bensì debbono assumere un ruolo propositivo e decisivo sullo sviluppo armonico del turismo balneare sulle coste tenendo conto, in prima battuta, di non appesantire sino all’inverosimile gli oneri di gestione degli stabilimenti”. Un progetto che resta di vitale importanza per il futuro del turismo balneare in grado di raccogliere ancora oggi più del 60% del movimento turistico nazionale e che, anche in virtù della sua funzione sociale particolarmente apprezzata nel contesto ambientale ed all’interno di una politica dei prezzi contenuta, suggerirebbe un intervento del Governo o del Parlamento volto a garantire una situazione paritetica degli stabilimenti italiani a livello europeo attraverso una riduzione dell’aliquota IVA dal 20 al 10% ed una revisione della norma che, pur non essendo i proprietari degli immobili che insistono sulle spiagge, obbliga i concessionari balneari al versamento dell’ICI nei confronti dei comuni.

Roma, 3 febbraio 2005