Riccardo Borgo risponde al sen. Maurizio Gasparri

Mar
6
2017
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Roma, 3 marzo 2017

La dichiarazione del senatore Maurizio Gasparri contro la nostra Organizzazione sconcerta sia perché lo abbiamo sempre coinvolto in tutte le nostre iniziative pubbliche, sia riconoscendogli particolare attenzione alle nostre problematiche sin da quando, nell'ormai lontano 2006 e quindi prima del recepimento della Bolkestein, è sorto il problema con la sentenza del Consiglio di Stato che riguardava il Friuli. 

Ma non ho nessuna voglia di polemizzare con il senatore Gasparri anche se l'attacco che ha portato alla mia Organizzazione e al sottoscritto non è di poco conto. Alcune precisazioni, però, si impongono partendo dalla premessa che, a differenza di altri rappresentanti sindacali sempre e solo schierati con una parte, non ho nessuna necessità di sostenere posizioni politiche di chicchessia e che non ho e non avrò interessi elettorali, più o meno prossimi, che in qualche modo possano condizionare la mia azione. Svolgo quindi la mia funzione, in strettissima condivisione con i dirigenti della mia Organizzazione, con l'unico obiettivo di salvaguardare il futuro delle imprese balneari. 

L'accusa di presunta arrendevolezza e sul "reggicodismo" che sarebbe alla base della nostra azione non è nuova: ci era già stata lanciata tra il 2009 e il 2011 quando si intrattenevano rapporti con i ministri Fitto, Ronchi, Bernini (tutti appartenenti allo schieramento del senatore Gasparri) nel tentativo di evitare la cancellazione del diritto di insistenza - poi avvenuto con la legge 25 del 26 febbraio 2010 - di come uscire dalla procedura di infrazione e di introdurre l'esclusione nostra degli ambulanti nel decreto legislativo di recepimento della direttiva Bolkensein (Dlgs 59 del 26 marzo 2010). Così negli anni successivi lo abbiamo fatto con i ministri Moavero Milanesi, Gnudi quando anche allora si era cercato di avviare una riforma dl sistema prima con una legge delega e poi con decreti attuativi. 

Mi sembra, quindi, del tutto normale che si abbiano rapporti di questo genere a prescindere da chi governa perchè, piaccia o no, è con chi governa che prima di tutto occorre fare i conti. Senza peraltro tralasciare reiterati rapporti e contatti con tutte le forze politiche e i gruppi parlamentari che in questi anni abbiamo avuto e dei quali abbiamo in archivio ampia documentazione fotografica che ne testimonia la trasversalità.

Sul merito del ddl in questione in un nostro formale documento abbiamo affermato, credo in maniera chiara, che il ddl può essere uno strumento e una opportunità, tutto da verificare nella sua fase di approvazione e attuazione, per risolvere i nostri problemi. Abbiamo immediatamente evidenziato che questo ddl necessita di una sua integrazione in fase di discussione parlamentare per meglio precisare la sua “ratio” che consiste nell’assicurare il cd “doppio binario”: apertura al mercato con gare per il rilascio delle nuove concessioni e tutela per le imprese attualmente esistenti. Se ce ne sono dei migliori sia a livello nazionale che regionale ben vengano. Abbiamo il dovere di non tralasciare nessuna proposta così come lo abbiamo di avvertire che soluzioni non in linea con l'attuale assetto giuridico, autorevolmente ribadito dalle sentenze della Corte di Giustizia europea e della nostra Consulta, al massimo possono essere considerate significative manifestazioni di intenti e impegni politici ma, al momento, non in grado di produrre effetti.

Effetti concreti e positivi che dovremo ritrovare in qualsiasi legge di riforma che non può prescindere dal riconoscere come centrale il tema, quasi del tutto colpevolmente trascurato in questi anni da Governi e forze politiche, del ruolo determinante dell'impresa esistente nella valorizzazione di un sistema turistico balneare quale elemento positivo dell'economia del nostro Paese. 

Se poi il senatore Gasparri ritiene che ci siano Organizzazioni sindacali che svolgono un ruolo più confacente a quelle che lui ritiene le soluzioni migliori e lo spinge a dare inusuali pagelle ce ne dispiace, ma ce ne faremo una ragione.